
Sanzioni nel settore alimentare, cosa sapere e come evitarle
Le sanzioni nel settore alimentare variano a seconda dell’infrazione imputabile all’attività o all’azienda preposta a vendita/somministrazione di beni alimentari. Chiunque svolga un’attività di consulenza oculata, mirata al soddisfacimento dei requisiti previsti dalla normativa, sa che è importante creare e conservare una documentazione scrupolosa. Magari costruita su misura, perché è impensabile redigere una documentazione valida per tutti, dato che esistono attività impiegate in settori diversi, per nulla o parzialmente affini. Pertanto, il rischio è avere in mano un manuale di autocontrollo HACCP non pertinente, che alla luce della normativa è grave quanto la mancata redazione di un piano per la gestione del rischio alimentare. In entrambi i casi le aziende rischiano sanzioni quantificabili in qualche migliaio di euro. Un manuale HACCP, suddiviso in due parti, è cruciale poiché fornisce indicazioni riguardo all’organizzazione aziendale e alle attività del personale preposto al contenimento dei rischi.
Sanzioni, come evitarle: il ruolo dei consulenti
La possibilità di incorrere in sanzioni in caso di controlli ispettivi delle ASL non dipende necessariamente da un’infrazione grave. La vaghezza non è tollerata, dunque è fondamentale redigere un manuale scrupoloso riguardo a attrezzi, ingredienti, modalità di approvvigionamento. Se non c’è corrispondenza tra manuale e procedure, le attività incorrono in rischi ulteriori. Per fortuna consulenti e tecnici esperti offrono le loro competenze per una corretta compilazione del documento HACCP. Ma come è possibile riconoscere da subito i veri professionisti? Non serve necessariamente essere un tecnico per valutare il loro grado di professionalità. Un consulente professionale rivolge domande pertinenti, conduce indagini approfondite, non somministra questionari su formati standard. Inoltre, assiste il cliente promuovendo l’importanza della trasparenza in tutte le fasi attraverso una comunicazione reale ed efficace. Nel rispetto della normativa di legge e del cliente, dato che pubblicando informazioni fallaci si rischiano multe ingenti, anche ben oltre i ventimila euro.
Alcune linee guida sempre valide
Il primo e ultimo requisito in materia di igiene e sicurezza è l’ordine. Ci sono misure che, al di là delle specifiche condizioni di ambienti e locali deputati alla somministrazione di cibi, valgono per tutti. Quindi, ci sono principi e linee guida da cui non si può prescindere, come
- Tenere lontani da pareti o pavimento prodotti alimentari e edibili, onde evitare rischi di contaminazione o contatti con animali e/o insetti
- Mantenere puliti in ordine dispense e mensole
- Riportare la tracciabilità dei prodotti e conservare il cibo secondo quanto previsto nel rispetto dei protocolli
- Evitare contaminazioni del materiale stoccato e l’utilizzo di prodotti scaduti, causa di multe assai salate
- Tutelare la sicurezza di tutti i lavoratori, attraverso l’organizzazione dello spazio lavoro, l’equa distribuzione del peso su mensole e scaffali
Le autorità preposte alla tutela della salute pubblica agiscono in ottica preventiva e adottano un approccio olistico per salvaguardare il consumatore
Le sanzioni: l’aspetto critico dei trasporti
La filiera agroalimentare è una filiera complessa, dove è importante rispettare le regole di approvvigionamento, stoccaggio, imballaggio, manipolazione delle materie prime. Ma niente può essere trascurato, e quindi è impossibile ignorare le criticità che possono sorgere se mancano condizioni di trasporto sicuro degli alimenti. Tra le cattive condizioni igieniche nel tragitto verso gli scaffali dei distributori o dei punti vendita, precarietà dei veicoli, confezionamento inadeguato, shock termici rappresentano criticità del food and beverage. Un consulente realmente professionale invita il suo cliente a monitorare osservanza di regole basilari come temperature idonee e requisiti igienici del mezzo che preservino dal rischio di contaminazione. Ma si avvale anche di strumenti informatici adeguati, perché il rischio non è soltanto quello di incorrere in sanzioni pecuniarie, ma di infrangere norme di carattere penale. Aziende e attività della filiera sono tenute all’osservanza del regolamento (CE) n. 852/2004 e del decreto legislativo 193 del 2007.
Non si può essere conformi a metà: sistemi gestionali e digitalizzazione
Il timore di incorrere in sanzioni dovute a carenze nel trasporto alimentari preoccupa – e non poco – clienti, imprenditori, gestori di attività tenuti al rispetto di norme che riguardano le fasi di produzione, trasformazione e somministrazione degli alimenti e delle bevande. Questo perché non si può essere conformi a metà. La compliance policy deve essere totale. Non si può essere ligi al dovere solo quando si tratta di manipolare o vendere cibi. Il confezionamento, il trasporto, la conservazione: niente può essere lasciato al caso. Pertanto, è doveroso – oltre che lecito – chiedersi: perché rivolgersi a tecnici esperti? Come possono aiutarci? In tanti modi, anche promuovendo l’uso di gestionali specifici. La digitalizzazione del product lifecycle management snellisce le fasi del processo produttivo, dal lancio sul mercato allo smaltimento, passando per la commercializzazione. Testing point promuove conoscenza e attivazione di strumenti che consentono di velocizzare i processi di conformità.